Don Aldo Rabino:”Sport e famiglia, connubio imprescindibile”
Gremite le due sale che hanno ospitato la prima serata del progetto fortemente voluto dal Presidente PierPaolo Gherlone e dal vice Elio Testa, in cui sono stati riuniti, da una parte i genitori, a scuola di “Etica e sport” con i coinvolgenti interventi di Don Aldo Rabino e dello psicologo Francesco Valente, dall’altra i giovanissimi calciatori del vivaio biancorosso, a scuola di calcio con i propri tecnici.
La famiglia ha un ruolo fondamentale nel processo educativo ed è la più importante realtà concreta per la sopravvivenza dello sport, sempre presente anche in un momento di crisi, dove anche i costi per praticare sport sono sempre più alti. Eppure la famiglia c’è sempre, ma, spesso, non nel modo giusto.
Guidati da Don Aldo Rabino, i genitori sono stati portati a riflettere sugli errori comuni della famiglia nel mondo dello sport: “Si tende a scegliere per i propri figli lo sport più conosciuto, commettendo spesso l’errore di vedere la società sportiva come un rifugio in cui mamme e papà assumono un ruolo non ben definito, come quello dei taxisti, talvolta sponsor, spesso accompagnatori. Ma manca il senso di coinvolgimento, manca un percorso educativo comune tra società sportiva e famiglia”.
Una famiglia che spesso trasferisce nel figlio i propri sogni infranti, che lo considera sempre il migliore, una famiglia succube dei figli, che sogna per loro una carriera sportiva, e che spesso dimentica il concetto di sacrificio e l’importanza dei “No” nel processo di crescita, sportiva e non, dei propri figli, come sottolineato anche da Francesco Valente.
“Ma solo uno su 40 mila ce la fa a raggiungere il professionismo – sottolinea con il dovuto realismo Don Aldo Rabino – e la pratica sportiva diventa una sgradevole imposizione per il ragazzo, in cui piano piano si spegne la voglia di giocare.”
A volte è proprio lo sport a creare disagi nella famiglia, con i suoi ritmi, i suoi orari e le trasferte impossibili, che mal combaciano con gli impegni dei genitori, e i costi di iscrizione sempre più elevati.
“Sport e famiglia devono venirsi incontro – prosegue Don Aldo – e la famiglia non deve mai dimenticarsi del suo ruolo verso i figli: i genitori devono vigilare ed educare. Sapete cosa chiedono i giovani? Affetto, comprensione e dialogo. Vogliono che i genitori non ci siano, ma poi sono felici della loro presenza”.
Non è certo facile cambiare certi approcci e modi di pensare, ma l’iniziativa dell’Asti Calcio rappresenta un primo importante passo verso una ridefinizione del rapporto tra genitori e sport.
Claudia Solaro