Asti Calcio, etica e sport per una società a misura della famiglia
Dopo l’incontro con Don Aldo Rabino, lo scorso 9 novembre, l’Asti Calcio sta mettendo in pratica sul campo, in particolare nel settore giovanile, un modo di gestire il vivaio che pone al centro la persona, dove lo sport diventa un mezzo integrato nel percorso di crescita dei giovanissimi “galletti”.
“La Società sportiva A.C.D. Asti Calcio – spiega il Presidente Gherlone – si propone come un tempo in cui i ragazzi abbiano la possibilità e l’opportunità di misurare se stessi e di misurarsi con gli altri ed un luogo privilegiato di formazione della persona nella sua integralità, in cui diventa possibile coinvolgere in modo speciale bambini, ragazzi, giovani, adulti. Solo così l’interazione diventa un mezzo di confronto e scambio tra e con attori molteplici: ragazzi, famiglie, territorio.
L’idea di un progetto culturale muove dalla consapevolezza di essere “comunità educante” e dalle responsabilità che ne conseguono: intendiamo la nostra società sportiva non come mera erogatrice di servizi, ma come comunità di persone che condividono, nello sport e oltre lo sport, percorsi di vita orientati alla formazione della persona”.
Per questo si può parlare dell’Asti come un “microcosmo del calcio”, un “ambiente” formativo che interpella in modo esigente tutti coloro che sono in prima fila nella gestione e nella conduzione di tale esperienza: coloro che sul campo, come nello spogliatoio, come sugli spalti, sono portatori di “etica applicata” ovvero dell’esigenza di un quadro valoriale che informi e indirizzi le decisioni nelle situazioni diversificate della vita personale e collettiva.
“Sappiamo bene quanto una formazione sportiva – sottolinea Gherlone – aiuti a dare forma giorno dopo giorno a un costume e a una consapevolezza in grado di umanizzare e dare senso all’agire nella professione, nella vita familiare, nella vita pubblica, nella salute, nelle innovazioni tecniche e bioetiche, nelle questioni ambientali, nella vita imprenditoriale e lavorativa, insomma nei diversi ambiti in cui si dispiegano la persona e la convivenza in vista di una vita spesa bene. Ciò che muove verso lo sport è la passione, ma la passione è solo il primo slancio. Essa ha bisogno di essere raccolta all’interno di pratiche e di ambienti che si alimentano della sua promessa. Qui, si fa strada l’etica sportiva, che mira a tradurre la passione in “tensione etica” e in comportamenti buoni che ne coltivino il desiderio di autenticità”.
L’etica viene spesso presentata come qualcosa che si “appiccica” dall’esterno all’attività sportiva: nell’ambito sportivo l’etica non viene dal di fuori ma dal di dentro. Chi pratica e opera nel campo dell’agire sportivo, intuisce subito che qui i valori non sono francobolli, ma fondamenti dell’azione sportiva in quanto tale. Chi fa sport e opera nello sport, sa, per esempio, che il sacrificio è dentro l’atto sportivo, è lo stesso atto, è la stessa forza costruttiva di tutto l’ambiente.
La forza educativa di una società sportiva, di un allenatore, dell’esperienza sportiva stessa, può essere straordinaria: lealtà, rispetto di sé e dell’altro, temperanza, gioco di squadra, rispetto del limite, capacità di decidere in emergenza. Sono questi i valori e i principi che tessono l’esperienza e la pratica sportiva. Non c’è risultato senza questi riferimenti. Non c’è sport senza questi comportamenti. L’etica va scoperta e riscoperta “nello” sport. C’è già. È lì. Bisogna solo sviscerarla, lasciarla lavorare, agevolarne e accompagnarne l’opera discreta ma continua.
Ma in che modo può l’etica essere concreta? Nel progetto dell’Asti Calcio entrano in gioco le 5 “A”: accogliere, orientare, allenare, accompagnare e auspicare.
Si può “Accogliere” mettendo in gioco il cuore dello sport e rendendolo accessibile a tutti: non si può accogliere solo un corpo e un talento. Ogni ragazzo porta con sé un bagaglio complesso, non frantumabile: si accoglie il corpo e si accolgono i volti.
Si “Orienta”, riattivando e riorganizzando le energie fisiche, emotive, cognitive, strategiche dei ragazzi, fornendo loro strumenti ulteriori per progettare la loro vita.
Si deve “Allenare” perchè la pratica rende perfetti: la pazienza e la costanza aiutano a trovare e sviluppare gradualmente le proprie potenzialità. Nella pratica sportiva ci sono azioni umane che, attraverso la ripetizione paziente e la perseveranza, possono diventare virtù, mettere ordine e guidare la condotta. Non si allenano solo muscoli: si allena il ragazzo al desiderio e alla curiosità che sono molle propulsive; lo si allena alla fatica, cuore dell’allenamento e della competizione tanto nello sport quanto nella vita; lo si allena a saper vincere e gestire il proprio successo in modo adeguato; lo si allena a saper perdere senza considerarsi un perdente; lo si allena allo spirito di squadra al di là dell’individualismo; lo si allena ad essere campione nella vita, consapevolizzando risorse, capacità, limiti e obiettivi.
Li si può “Accompagnare”, come compagni di strada dei ragazzi, di fare con loro un pezzo di strada insieme. Spesso si accompagna nel silenzio e nell’ascolto, dando loro fiducia.
Il tutto, “Auspicando”.
“Desideriamo costruire speranza – conclude il Presidente – per i nostri ragazzi e con loro: insegnare loro a sopportare gli insuccessi e a ricominciare sempre. E’ invito alla nostra coerenza e coesione e alla testimonianza: sul campo e oltre”.
Red.
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