”La chiusura della Pista di Valmanera, perdita colpevole di una grande opportunità per la nostra città”

16 marzo 2014 | 18:09
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”La chiusura della Pista di Valmanera, perdita colpevole di una grande opportunità per la nostra città”

Eppure qui, sulla tanto amata e contestata pista da motocross di Valcarbone (laterale della Valmanera) in procinto di festeggiare, si fa per dire, i 42 anni di vita, si sono corse in altri anni ed in altri tempi mitiche competizioni, tra cui ben undici prove di campionato mondiale. Le sorti dell’impianto, tuttora classificato di prima categoria super internazionale che ha solo altri due parigrado in Italia (ad Arco di Trento ed a Castiglion del Lago, sul Trasimeno) e per anni punto di riferimento agonistico e di allenamento di centinaia di appassionati italiani, ma anche (o soprattutto) di Francia, Svizzera, Austria e Germania, sono tuttora incertissime ed a rischio scomparsa. Un evento che sono in molti a voler scongiurare, se è vero che la recente raccolta di firme lanciata dai dirigenti del Cross Club Asti per la sua sopravvivenza, ha raccolto, nel giro di poco meno di quindici giorni, oltre seimila firme.

Proprio a pochi metri dalla pista, in quell’Ufficio stampa che ha visto, negli anni d’oro, la presenza delle più importanti firme della stampa specializzata internazionale, i dirigenti del Cross Club hanno incontrato i giornalisti astigiani per illustrare la situazione dell’impianto che attende da tempo ormai immemorabile la definizione del suo “status” e di conseguenza il suo destino. Insieme ai fratelli Gippy e Marco Crosetti, anime di lungo corso della pista, l’avvocato Maurizio La Matina, l’ing. Massimo Massobrio ed il presidente dell’Associazione Albergatori e Ristoratori, Luca Mogliotti hanno spiegato le ragioni di chi, per più di un motivo, vorrebbe che la pista tornasse a funzionare a pieno ritmo diventando non soltanto un luogo top dello sport astigiano, ma anche un’importante opportunità di lavoro e sviluppo economico per il territorio.

Per farla breve, il peccato originale della pista (su cui si innestano le tesi degli oppositori che fanno sostanzialmente riferimento alla necessità di salvaguardia ambientale dell’area – che in parte ricade in un SIC – ed al rischio di inquinamento, soprattutto acustico, che ne deriverebbe se l’impianto tornasse a funzionare) sta nel fatto che, a quarantadue anni dalla nascita, l’area su cui sorge è tuttora urbanisticamente classificata come “agricola” e non a “servizi sportivi”.

“Tutte le sospensioni di tribunali vari – hanno sostenuto i Crosetti brothers – derivano da questa annosa “omissione” ma va chiarito che non hanno mai ordinato la chiusura definitiva dell’impianto”. “Tenendo conto di questo lungo ritardo da parte delle amministrazioni che si sono succedute alla guida del Comune di Asti – aggiungono La Matina e Massobrio – si è provveduto a spese del Club ad ottenere la VIA (Valutazione Impatto Ambientale) e la VAS (Valutazione ambientale strategica) che sono state concesse sia pure con alcune prescrizioni riguardanti l’eventuale inquinamento acustico. Infine l’impianto ha avuto anche il parere favorevole del servizio geologico della Regione Piemonte. Per sanare la questione ci vuole ora una variante urbanistica che modifichi la destinazione d’uso dell’area rendendo del tutto legittima la presenza dell’impianto”.

“Ma è proprio qui – ribadiscono i Crosetti – che riscontriamo una sorta di assoluta mancanza di interesse per la questione da parte del Comune che non riesce a prendere una decisione al riguardo e che soprattutto sta allungando in modo insopportabile i tempi vanificando anche tutte le azioni di sanatoria effettuate a nostre spese in questi anni”.

Una lancia a favore della pista e dei risvolti turistico-economici che la sua riapertura comporterebbe, è stata spezzata con estrema convinzione da Luca Mogliotti che ha sottolineato come in un momento di grandi difficoltà economiche come quello che stiamo vivendo, è assolutamente necessario sostenere tutte le iniziative che possono portare risorse al territorio e soprattutto alle sue attività commerciali. “La pista di motocross e le sue grandi possibilità di attrazione di appassionati da tutta Italia e dall’Europa centrale – ha detto – rientrano perfettamente in questo modello. La sua chiusura vorrebbe dire perdere colpevolmente una grande opportunità per la nostra città”.

In attesa che dal Comune arrivi prima o poi un segnale che in qualche modo sciolga il nodo dell’incertezza, tutti gli “attori” dell’incontro hanno espresso la loro totale contrarietà alla ventilata rilocalizzazione dell’impianto (proposta da una parte del consiglio comunale come alternativa all’attuale impianto) in un’area “degradata”. “Non abbiamo capito – hanno sottolineato tutti, sia pur con diversa vivacità – che cosa ci sia di degradante in una gara di motocross. Ma, a parte questa sorta di offesa a tutti coloro che praticano questo sport (l’Italia vanta in questo momento due campioni mondiali di cross ed uno di enduro), chi ha fatto questa proposta non ha evidentemente la minima idea di cosa sia una pista da motocross che ha bisogno di specifiche collocazioni orografiche, ma soprattutto, di caratteristiche tali per cui, in un’area da discarica, tanto per capirci, non avrebbe alcuna possibilità di ottenere la prestigiosa classificazione di quella di Valmanera”.

Paolo Monticone