SportAsti Amarcord: A canestro con la Saclà

13 luglio 2014 | 10:15
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SportAsti Amarcord: A canestro con la Saclà

Nacque tutto dalla collaborazione di due società astigiane, la Libertas Don Bosco e l’Astense, che nel 1966 si unirono per confluire nella Pallacanestro Saclà. Iscritta al torneo di serie C, la nuova realtà iniziò però il suo cammino con la retrocessione in serie D, categoria in cui rimase anche l’anno successivo. Fu nel 1968-’69 che iniziò per l’ascesa del team verso importanti traguardi. All’ex giocatore Beppe De Stefano, diventato intanto Direttore Sportivo, e al nuovo allenatore ungherese Lajos Toth va il merito di aver gestito un gruppo ancora oggi indimenticato, subito capace di raggiungere la serie C. Con loro il patron Carlo Ercole, rappresentante della famiglia proprietaria della Saclà, che fu il presidente del club.

Con l’arrivo di giocatori nuovi, nel campionato 1969-‘70 la Saclà ottenne subito la promozione in serie B e due anni più tardi raggiunse la massima serie. Importanti i nomi dei giocatori che hanno condotto la squadra verso la serie A. Tra di loro Charly Caglieris, Bruno Riva, Alberto De Simone e Meo Sacchetti.

Fu il campionato 1972/’73 in cui la Saclà toccò il suo apice. Arricchita da Willie Kirkland (nella foto nel match casalingo contro la Simmenthal Milano), Adriano Bottecchia e Alberto Merlati, la squadra di Asti conquistò il settimo posto, ottenendo 11 successi su 26 partite, raggiunse la finale di coppa Italia, viatico per poter prendere parte alla coppa delle Coppe.

Fu però rapido il declino e con esso la fine di un sogno. Come successo in seguito anche per altre discipline sportive, le dimensioni del Palazzetto di via Gerbi non consentirono più alla Saclà di giocare in città, costringendola ad emigrare. Torino e il suo Palaruffini diventarono la sede delle nuove gare e da una collaborazione con l’Auxilium Don Bosco pian piano la squadra perse lo sponsor e quel che era rimasto della sua astigianità. Ad Asti, intanto, continuarono o iniziarono a lavorare altre realtà per proseguire ciò che era intanto nato e che ancora oggi è vivo.

Alessandro Sacco