Anche lo sport astigiano piange la morte di Don Aldo Rabino

18 agosto 2015 | 10:11
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Anche lo sport astigiano piange la morte di Don Aldo Rabino

Proprio nella struttura per camp estivi da lui fondata si è spento improvvisamente Don Aldo Rabino, padre spirituale del Torino calcio, molto conosciuto nell’ambiente sportivo e sociale per il suo impegno.

Anche il calcio e tutto il mondo dello sport astigiano piange la scomparsa di Don Rabino, molto spesso coinvolto come ospite di manifestazione sportive chiamato a raccontare la sua esperienza.

Proprio in occasione della sua partecipazione alla “Festa dello Sport – Lo Sportivo Astigiano dell’Anno 2012” ebbi il piacere e l’onere di intervistare Don Aldo Rabino, di seguito riproponiamo quella breve ma intensa chiacchierata.

Don Aldo, come è cambiato il rapporto dei calciatori professionisti con la religione?

“Oggi è molto più difficile per i ragazzi trovare il tempo, anche a causa dei diversi orari in cui si giocano le partite, infatti nei primi anni al Torino era sempre presenta la squadra al completo, oggi il numero è diminuito ad una quindicina. Il problema principale però è il continuo cambiamento degli organici che vengono rivoluzionati ogni estate e non si riesce a creare il giusto rapporto che necessita di tempo.”

Passiamo invece ai giovani che le stanno tanto a cuore. Come vede il loro rapporto con lo sport?

I giovani sono le nostre vittime, perché non sono capiti non li conosciamo e troppe volte hanno intorno persone che anziché insegnare loro i veri valori dello sport, che sono lo stare insieme, imparare a perdere, a condividere le stesse passioni con altri ragazzi, cercano solo di tranne un proprio personale profitto. In particolare tanti tecnici non svolgono questa attività per passione e per trasmettere degli insegnamenti, ma solo per denaro e questo porta solo a sfruttare i giovani più talentuosi, e per me questo è come il lavoro minorile. Ma attenzione, non sono tutti così c’è ancora chi fa del vero volontariato e si pone nel modo più giusto nei confronti dei giovani.

Come si pongono oggi i giovani nei confronti della religione?

Purtroppo la grande chiesa del nostro tempo è la televisione, i media. Don Bosco direbbe che questa è una gioventù povera e abbandonata, dove manca un progetto di vita che porta ai ritardi nelle scelte fondamentali della vita, per quello che sempre più gente preferisce la convivenza al matrimonio, perché ama sperimentare ma non scegliere, essere presente ma non protagonista. Oggi il male fa notizia e fa vendere e quindi produce denaro, che purtroppo è quello che muove tutto.

Il quadro che esce è abbastanza negativo, cosa si può fare per cambiare le cose?

Bisogna dare ai giovani la speranza, come diceva sempre Papa Giovanni Paolo II, “tenete aperto il cuore alla speranza”. E’ importante che tutti imparino a restituire agli altri quello che hanno ricevuto, soprattutto per chi lavora a contatto con i più giovani, deve essere vero volontariato come stile di vita, un servizio alla ricerca dell’altro e non del proprio profitto. Se riusciremo a seminare bene verso i giovani allora potremo guardare alle generazione future con ottimismo anche se saranno altri a raccogliere i frutti di questa semina.

Grazie per il tuo esempio e per il tuo insegnamento, riposa in pace Don Aldo.

Luciano Baracco