Alessandro Donati in UniAstiss: ”La parte sana dello sport getti via quella disonesta”

4 dicembre 2015 | 16:40
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Alessandro Donati in UniAstiss: ”La parte sana dello sport getti via quella disonesta”

Il Direttore di Astiss, Francesco Scalfari, ha fatto gli onori di casa mentre l’incontro è stato condotto dall’Assessore Beppe Basso che ha posto al super ospite, Alessandro Donati, le domande sulla responsabilità educativa degli allenatori nei confronti dei più giovani, supportato dal professor Gianni Musella, referente del corso di laurea di Scienze Motorie di Astiss.

Aula magna gramita di studenti delle scuole superiori, studenti della SUISM e appassionati di sport, che hanno ascoltato con grande interesse gli interventi di Donati sui temi strettamente legati all’attualità sportiva.

“Il mondo dello sport, trent’anni fa, si riteneva superiore alla società – ha esordito Donati – Si riteneva un mondo portatore di valori sani, un punto di riferimento. Adesso è attraversato da scandali, di vario tipo: da quello che ha coinvolto la FIFA; allo scandalo della Russia nell’atletica, scoperchiando la complicità di alcuni alti dirigenti della Federazione Internazionale. Quella di allora era una società ipocrita, e lo testimoniano i problemi dello sport che stanno emergendo adesso. Trent’anni fa chi parlava di doping era ritenuto un estremista, ma in realtà aveva ragione e tutto è confermato dal lavoro della magistratura legate al doping degli ultimi anni.”

Una realtà delicata, quella sportiva, in cui è sempre più elevato il grado di responsabilità educativa degli allenatori, che deve partire dalla competenza.

L’allenatore, secondo Donati, deve assicurare ai bambini che praticano sport una grande componente di divertimento ma non è sempre così: anzi, per esempio, la precocità delle possibilità di tesseramento dimostra una grande inadeguatezza di un sistema ormai in cui il livello di competenza è sceso moltissimo. Uno dei motivi per cui lo sport italiano è andato in crisi è il crollo dell’attività sportiva scolastica, con la conseguente la riduzione della qualità dei tecnici.

Ma com’è questo mondo dello sport?

Il 17 marzo del 1999 Donati dichiarava che “il mondo dello sport è un mondo di omertà”. “Sostanzialmente – ammette Donati – rimane così ancora oggi, ma si è sviluppata in modo più accattivante, meno rintracciabile. Lo dimostra la mancanza di collaborazione, davanti ai magistrati, da parte degli atleti che si trovano coinvolti in casi di doping. Se parli e riveli pecche interne, sei finito. Ti fa scivolare fuori. Lo dimostra, ad esempio, il caso del ciclista Filippo Simeoni. Un altro problema è che il mondo della dirigenza dello sport internazionale è stagnante, con un’età media molto elevata. Negli ultimi tempi sembra esserci qualche segnale di rottura, ma solo se cambierà qualcosa dal basso, con rinnovamenti, si potrà migliorare”.

“Campioni senza valore”, come lo storico libro di Donati sparito dalla circolazione. Sul doping e i controlli, Donati ha descritto agli studenti il sistema dei controlli e controllori.

“Le organizzazioni antidoping delle federazioni internazionali sono solo di facciata: che senso ha che la federazione vada a colpire magari personaggi che promovuono lo stesso movimento? Sono gli organismi neutrali che hanno più credibilità. A livello internazionale, c’è la Wada, creata dalle federazioni ma anche dai Governi, che dovrebbe garantire più neutralità, com’è avvenuto per il recente caso della Russia nell’atletica leggera.

In Italia la legge antidoping n. 376 del 2000, stabiliva che entro 90 giorni dalla sua approvazione il CONI avrebbe dovuto dismettere il suo controllo sui meccanismi dei controlli antidoping, e farli fare al Ministero della Salute ma, con la complicità della stessa politica, non si è mai arrivato a ciò, anche se sono passati 15 anni. Con un’intesa ministeriale lo Stato ha stabilito che il Ministero dello Salute si occupa solo dei controlli nello sport amatoriale, mentre quello d’elite è controllato dal CONI.”

Il problema del doping non è circoscritto agli atleti di alto livello, ma, anzi, è il mondo amatoriale – e la sua ignoranza – a contribuire ad aumentare il giro d’affari delle case farmaceutiche. Ovviamente, per il mondo amatoriale del doping fai da te il rischio per la salute è ancora più elevato rispetto a quello degli atleti di alto livello: l’acquisto di sostanze dopanti su internet può essere ancora più rischioso di quello che si pensa.

Dopo l’intensa riflessione sul doping, l’attenzione si è spostata sul caso Evangelisti, la storica “truffa” sportiva targata Roma 87, in cui la misura del saltatore italiano era già stata attribuita, a sua insaputa, a tavolino e che lo stesso Donati, con la complicità di Gianni Minà, portò a smascherare pubblicamente. Molto coinvolgente nella narrazione, la riflessione di Donati ha portato l’attenzione sull’inconsapevole avallo dell’imbroglio da parte del pubblico presente nello Stadio Olimpico.

Non poteva mancare poi, un focus sulla stretta attualità, dalla bufera sui 26 atleti italiani – definita come una “grossa inadempienza è del CONI prima di tutto, che non fa rispettare le procedure”, al caso Schwazer. La responsabilità educativa è anche dare una seconda opportunità: è per questo che Donati ha deciso di fare da garante della credibilità dell’atleta, squalificato per 3 anni e 9 mesi per aver fatto uso di EPO.

Sotto stretta osservazione e con un adeguato piano di allenamenti, Alex Schwazer, da aprile ad oggi, sta rispondendo in maniera sorprendente agli allenamenti, da fuoriclasse, con analisi periodiche del sangue per monitorarne i valori. Con questo lavoro, il primo grande risultato è stato il fatto di aver recuperato prima di tutto la persona, oltre che l’atleta. 

Infine, le Olimpiadi: esistono ancora i valori olimpici?

“Le Olimpiadi, probabilmente da Los Angeles 1984 in poi – risponde Donati – sono un grande business, che porta dietro grandi risvolti politici. Sono una bella festa sportiva da guardare però con occhio critico.”

Alla fine, cosa si può salvare dello sport?

“Salviamo tantissimo, adesso iniziamo ad avere maggiore consapevolezza, un primo passo in avanti è stato fatto. Questo tessuto sano di dirigenti e allenatori deve avere la capacità di gettare fuori dal mondo dello sport quelle disoneste. La maggioranza dello sport è realmente pulito, e lo si potrà vedere.”

Claudia Solaro