Fabrizio Bittner sui campi sintetici: ”Il rispetto delle regole”

29 aprile 2016 | 17:30
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Fabrizio Bittner sui campi sintetici: ”Il rispetto delle regole”

“Lo Sport e con esso i suoi valori, tra i quali quello di “educare”, presuppone che a fondamento via sia, implicito, il rispetto delle regole, della condivisione, quindi, dell’altro, inteso come persona. Lo sport, il calcio nello specifico, si basa sul rispetto di alcune regole, che sono “le regole per il giuoco del calcio”.

Chi intende promuovere il gioco del calcio in Italia, può farlo con diverse modalità, rientranti nella forma organizzativa dello Sport Nazionale: affiliarsi alla Federazione Italiana Giuoco Calcio o ad uno dei numerosi Enti di Promozione Sportiva, tutti facenti parte della grande famiglia del CONI. Chi vi aderisce, implicitamente dichiara di accettare tutte le regole lì emanate e previste, sottoscrive in pratica, una sorta di “vincolo associativo”.

Le “Regole per il Giuoco del calcio” prevedono che i campi siano lunghi tra 90 e 120 metri, le porte siano larghe 7,32 e alte 2,44 metri, l’area grande sia di 40,32 x 16,50 mt. e così via… e il campo sia “omologato”.

Per essere “omologato”, nel caso di specie, un campo in “erba sintetica artificiale” deve essere conforme a quanto previsto dal “Regolamento LND Standard per la realizzazione di un campo da calcio in erba artificiale di ultima generazione” – destinato a ospitare i campionati F.I.G.C. – L.N.D. sino alla Serie D e del Settore Giovanile e Scolastico (tutta l’attività giovanile, dai primi calci alla categoria Allievi); approvato dalla C.I.S.E.A. (Commissione impianti sportivi in erba artificiale, costituita all’uopo dalla F.I.G.C.).

Chi vuole fare un campo in erba artificiale in Italia e poi “ci vuole giocare”, è soggetto a queste regole, se si riconosce come soggetto Federale, ovvero aderisce alla F.I.G.C. Se un Ente pubblico ritiene di scegliere un’altra strada nella destinazione di un suo bene patrimoniale indisponibile, come di fatto è un campo da calcio, fatto salvo l’orientamento giurisprudenziale, peraltro molto chiaro, indirizza la sua scelta alle finalità che ritiene, tolto poi verificare le possibili applicazioni pratiche della sua scelta.

Nel caso di specie è stato proposto e scelto liberamente, da una ditta concorrente e da un Comune, Stazione Appaltante, di realizzare un opera “non conforme” all’attuale normativa federale che regolamenta le caratteristiche che una struttura deve avere perché lì vi si possa “giocare a calcio”. È stata fatta una scelta.

L’Ente pubblico, Comune, nell’emanazione di un Bando è opportuno che verifichi le normative del CONI e delle diverse Federazioni, affinché gli impianti siano a norma e vi si possa praticare “lo sport”, qualsiasi si tratti, stante, oltretutto, la natura pubblicistica dell’ordinamento dello Sport Italiano.”

Fabrizio Bittner