Lo storico Scudetto degli Orange raccontato direttamente dalla vivavoce dei fedelissimi del tifo

14 giugno 2016 | 14:36
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Lo storico Scudetto degli Orange raccontato direttamente dalla vivavoce dei fedelissimi del tifo

Riviviamo le emozioni di quei momenti nell’articolo di Neil Palladino, uno degli ultras orange, che ha raccolto le voci di alcuni altri tifosi.

Sono trascorsi alcuni giorni dai festeggiamenti e dalle celebrazioni per la conquista dello storico Scudetto vinto dall’Asti Orange che ognuno di noi ha ancora nella mente e negli occhi più vivo che mai, e non si sono ancora spenti del tutto gli echi di questo trionfo memorabile e della sua storica data, 7 giugno 2016, che resterà indelebile e scolpita per sempre nella storia dello sport astigiano, per aver raggiunto un traguardo simile.

E dato che i riflettori non si sono ancora spenti del tutto, per raccontare da dentro le emozioni e le sensazioni vissute, dalle ore antecedenti alla partita sino alla lotteria dei rigori che ha premiato gli Orange nella conquista dello storico Tricolore, abbiamo raccolto il parere e le impressioni di autorevoli e storici tifosi che oseremmo definire della “vecchia guardia” (folto gruppo rappresentato sopra nella foto, photo/credit Constantin Pletosu), impareggiabili e sempre presenti a ogni trasferta in giro per l’Italia, sospinti da una sconfinata e infinita passione per questi splendidi colori, iniziando da uno dei leader storici e capisaldi della tifoseria Massimiliano Perri:

“E’ stata un’emozione che rimane per tutta la vita che solo noi Ultras possiamo capire – dichiara -, un fatto bellissimo. Le ore antecedenti alla partita – continua – le ho vissute con ansia e adrenalina”. “Abbiamo aspettato e dopo molti anni – prosegue -, finalmente questo tricolore è arrivato”. Un anno che personalmente gli ha già regalato e riservato anche un’altra splendida soddisfazione, quella di diventare padre di due bellissime gemelline: “Dopo la nascita delle mie due figlie (Francesca e Beatrice, ndr), non c’è stata altra gioia migliore che poter festeggiare la conquista dello Scudetto. Due momenti indimenticabili che condivido volentieri con mia moglie (Sonia, ndr)”.

Una festa però che è stata agrodolce e a metà, come spiega sempre Perri: “Fra le lacrime di gioia e felicità, c’era un senso di dispiacere e un velo di tristezza – sottolinea – nel sapere che l’anno venturo, la prima squadra probabilmente non ci sarà più”. Poi Perri, plaude e ringrazia i compagni di tifo che si sono uniti e aggregati nel corso di questi anni, raccontando come è stato determinante e fondamentale l’apporto della tifoseria, mostratosi unito e compatto proprio in questa fase cruciale della stagione che ha dato il là alla conquista del titolo: “Quest’anno negli ultimi mesi – spiega -, ho vissuto e visto un gruppo di amici uniti come non mai che affermare fantastici è dir poco e riduttivo. Siamo stati il sesto uomo in campo e vorrei ringraziarli ad uno ad uno. Amici e ricordi che rimarranno per sempre nel mio cuore”.

Infine, i ringraziamenti a società e al presidente, Claudio Giovannone: “Lo ringrazio vivamente, per tutto quello che ci ha dato in questi anni, nonostante tutte le avversità subìte e le Istituzioni gli andavano contro; lui, nonostante tutto – specifica -, ha sempre comunque continuato a sostenere la società, i giocatori e i tifosi” e poi, fa un augurio: “Spero che tutte le sue battaglie “extrasportive” ma non solo, possano finire al più presto, e perché no – conclude – ritornare fra 2-3 anni con l’Orange Futsal come prima squadra”.

Riguardo invece al percorso nei play-off, Perri considera gara-3 la più bella “perché – spiega – vissuta dal vivo e l’ho potuta vederla direttamente di persona” mentre quelle più sofferte sono state, a suo giudizio, “gara-1 e quella di martedì (gara-4, ndr) che potevano essere gestite meglio”.

Un’altra supertifosa sino al midollo e innamorata perdutamente di questi colori e dell’essere Orange, è sicuramente Lella Bocchino, da molti anni anche lei affezionatissima alla causa nero-arancio: “Il sogno si è avverato. E’ stata una stagione da alti e bassi” – dice -, e poi ci tiene a soffermarsi sul percorso e cammino intrapreso dalla squadra, che a molti sembra aver ricordato in questi giorni (con le dovute proporzioni), una certa analogia e paragone con il percorso della Nazionale Italiana di Enzo Bearzot al Mundial di Spagna 1982, iniziato nello scetticismo e in un clima difficile e arroventato di polemiche e poi conclusosi in gloria con il trionfo e la conquista della Coppa del Mondo contro l’allora Germania Ovest, nella indimenticabile e leggendaria notte del Bernabeu.

“Sentendo le voci che ho sentito in giro e molte, sono stata una delle poche – sottolinea e precisa – che ci ha sempre creduto fino alla fine. Dicevo “diamogli tempo” prima di polemizzare – aggiunge -, almeno sino al termine del girone d’andata e poi si tirano le somme. D’altronde sono esseri umani”. Poi, fa i complimenti a mister Cafù, di cui sottolinea le qualità morali incise nella squadra: “Ha saputo costruire e creare un gruppo vero, unito e compatto – spiega – che si è realmente dimostrato essere tale, rispetto agli anni scorsi quando non si era visto una coesione con tutti i giocatori”.

E aggiunge, sempre sul mister brasiliano: “Non aveva mai allenato prima, ma al primo colpo ha fatto centro”. Sui giocatori che gli hanno impressionato ed entusiasmato maggiormente, focalizza l’attenzione su due di loro diventati pupilli indiscussi: “Beh, Bertoni che ha sempre fatto breccia nel mio cuore, anche per un rapporto che va aldilà della stima sportiva di grande professionista e giocatore, ma umano e d’amicizia che ci lega da tempo. E’ stato un autentico trascinatore! La vera svolta però – aggiunge – è stata l’arrivo di Carlos (Espindola, ndr) veramente fondamentale, non avevamo mai avuto un portiere così” e chiude, dicendo, “se non ci fosse stato lui, non penso che saremmo arrivati sino a questo punto”. Sulla gara più brutta e sofferta dei play-off, non ha avuto dubbi nel dire che “la prima delle cinque gare dei play-off, quella giocata in casa al Palasanquirico, ha lasciato l’amaro in bocca un po’ a tutti”.

Altro componente imprescindibile, prezioso e fondamentale e parte integrante della tifoseria più pittoresca e simpatica d’Italia, è senza dubbio Matia Viel, entrato e innamoratosi di questa realtà dopo la conquista della prima Coppa Italia vinta nel 2012, e che ci spiega e racconta così le emozioni provate di questo storico successo: “Le sensazioni sono bellissime perché veder vincere lo Scudetto della squadra della propria città è qualcosa di fantastico e immenso”. E aggiunge: “E’ come la Nazionale, bello viverlo dal vivo” sottolineando ed esaltando l’ambiente e l’atmosfera che è stata bellissima e fantastica.

Viel, paragona inoltre l’ebbrezza di questa gioia provata a quella del trionfo della Nazionale in Germania di ormai dieci anni fa: “Un’emozione sportiva così – afferma – l’ho vissuta solamente con la vittoria del Mondiale del 2006. Qualcosa veramente di bello”. Non ha dubbi poi, su quale sia stata la partita più brutta e più bella dei playoff appena trascorsi: “La partita più difficile è stata gara-3 dei Quarti con la Cogianco per come l’ho vissuta – spiega –, una gara complicata e non giocata benissimo. Quella più bella a Teramo, vuoi perché il palazzetto era una bolgia, perché era un match difficile ma anche fondamentale – sottolinea – e anche perché sofferta”.

Sul giocatore che maggiormente l’ha convinto e considerato determinante di questa annata, cita Espindola di cui dice: “è stata una bella sorpresa e si è rivelato fondamentale” ma spende comunque parole al miele e di elogio a tanti altri protagonisti di questa magica cavalcata che ha portato al coronamento del tanto invocato Tricolore, tra cui Nora (“nonostante l’età, si è dimostrato un gran campione e ho visto l’esperienza in campo”), Romano (“grandissimo cuore e tanta grinta messa in campo, uno che non molla mai”), De Oliveira (“ha fatto un minutaggio pazzesco nei playoff, lottando in ogni gara”) e De Luca, su cui dice: “Con le sue lacrime e le dichiarazioni del post-gara – sottolinea – mi ha fatto commuovere”. E prosegue: “Si vedeva che ci teneva a giocare e vincere!”.

Senza dimenticare un particolare e speciale ringraziamento, per i due ragazzi astigiani saliti sul tetto d’Italia, ossia Luca Casalone e Antonio Celentano perché “vincere lo Scudetto con la maglia della propria città – dice – vuol dire tantissimo ed è diverso da tutto il resto”. Ringraziamenti e congratulazioni che però, oltre ad allargarli al resto della rosa perché ha messo l’anima per centrare questo traguardo, nella chiosa finale che fa Viel, vengono estesi di cuore anche alla dirigenza: “Un grazie particolare va dato alla società, a Claudio Giovannone, a Lorenzo (Lombardi, ndr), Gabriele Penna e alla Truffa e a tutti quanti, perché – e conclude – il grazie più grande, se siamo arrivati dove siamo arrivati, va specialmente a loro”.

Un successo insomma storico e indimenticabile vissuto pienamente da una larga e viva fetta di città, che in ogni modo, rimarrà per sempre impresso ed entrerà di diritto, lasciando il segno, nella memoria collettiva di chi c’era e ha vissuto in prima persona questa meravigliosa pagina di vita sportiva, ma ci auguriamo anche, di tutti gli sportivi astigiani.

Neil Palladino